Senti che bel vento...... si cambia!

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15/09/10

Conferenza stampa di Radio Onde furlane

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa di Radio Onde Furlane in merito ai tagli dei finanziamenti da parte della giunta Tondo. Cogliamo l'occasione per manifestare tutta la nostra solidarietà ad un emittente che da tanti anni lavora per la promozione della lingua friulana e che rappresenta un riferimento per molte delle iniziative promosse da LaboratorioMuzzana.


Ecco il testo del comunicato:

L’amministrazione regionale di centro destra, guidata da Renzo Tondo e sostenuta da PdL, Lega Nord, UDC e Pensionati, ha attuato una politica di riduzione delle risorse per la valorizzazione e la promozione della lingua friulana. Questa tendenza era stata più volte confermata dall’assessore competente Roberto Molinaro che, ancora sul finire dello scorso anno durante un incontro con le realtà associative impegnate nella promozione del friulano, aveva parlato di una riduzione delle risorse attorno al 20%.
A tutt’oggi, in realtà, non abbiamo ancora un quadro completo delle risorse a disposizione nel 2010 per la lingua friulana. Basti pensare che, per esempio, non sono state ancora comunicate le cifre dei contributi per gli enti riconosciuti di primaria importanza per la lingua friulana (così oltre al taglio dei fondi, tali enti si troveranno a gestire il problema di rendicontare entro la fine dell’anno risorse che non sono ancora state erogate).
Il dato che però fa più specie e l’azzeramento dei fondi per le convenzioni con emittenti radiofoniche e televisive private per la realizzazione di programmi in lingua friulana (Art. 29, L.R. 15/96). Uno dei settori vitali per la promozione di una lingua minorizzata, ovverosia quello radiotelevisivo, si trova così a passare dai 200 mila euro del 2009 (cifra estremamente ridotta se si pensa alla rilevanza di questo settore e ai suoi costi) agli zero euro del 2010, peraltro senza che nessuno si sia sentito in dovere di darne la benché minima spiegazione.
Se la crisi economica ha certamente obbligato a operare delle riduzioni anche nelle spese della Regione, è pur vero che vi sono stati settori in cui le risorse sono state confermate o addirittura aumentate. Si tratta di scelte politiche che testimoniano le priorità dell’attuale amministrazione regionale. È dunque evidente che le lingue proprie del Friuli – Venezia Giulia non sono una delle priorità della Giunta Tondo e dei partiti che la sostengono.
Anche chi non condivide tale linea, tuttavia, avrebbe potuto accettare una riduzione mirata delle risorse, fondata cioè su criteri precisi quali qualità e valore strategico dei progetti finanziati. L’azzeramento dei fondi per i programmi in friulano sulle emittenti radiotelevisive locali è invece contrario ad ogni logica di promozione linguistica visto che si tratta di un settore di primaria importanza per la diffusione delle lingue, ma anche perché la continuità di qualsiasi azione promozionale è fondamentale per la sua riuscita e perché, invece di sostenere almeno i progetti di maggiore qualità, si è preferito tagliare tutto indistintamente.
Così facendo si colpisce pesantemente anche chi, come Radio Onde Furlane, da trent’anni lavora quotidianamente per la diffusione e la valorizzazione della lingua friulana e lo fa nel sistema migliore, cioè utilizzandola per la maggior parte della propria programmazione.
Così la Regione, mentre spende 200 mila euro all’anno per una convenzione con la RAI regionale per la produzione di nemmeno 30 minuti di programmi radiofonici in lingua friulana (5 giorni la settimana), considera inutile investire anche un solo euro per convenzioni con una radio che produce tra le sette e le otto ore di programmazione quotidiana in friulano e che utilizza questa lingua per i propri programmi principali. Basti pensare che da molti anni Radio Onde Furlane offre un radiogiornale quotidiano in friulano: un servizio unico e di pubblica utilità (nello stato italiano, infatti, le uniche comunità minorizzate che hanno un radiogiornale nella propria lingua sono quelle dotate di un apposito servizio offerto dalla radiotelevisione pubblica!), ma che non è mai stato sostenuto con soldi pubblici.
Le risorse provenienti dalle convenzioni con la Regione, infatti, coprivano solo una minima parte della produzione in friulano dell’emittente. Ciò nonostante offrivano una boccata d’ossigeno per le finanze della Radio, aiutandola a sostenere un’offerta di servizi ampia, variegata e di buona qualità. L’azzeramento di tali risorse, cui si aggiunge la riduzione dei contributi per gli enti riconosciuti di primaria importanza per la lingua friulana, rappresenta dunque un colpo davvero pesante non solo per le attività sviluppate da Onde Furlane, ma anche per il mantenimento dei posti di lavoro che essa offre.
La scelta fatta dell’amministrazione regionale contraddice dunque uno dei suoi principi più sbandierati, cioé la difesa dei posti di lavoro. La cooperativa Informazione Friulana si avvale, infatti, del lavoro di 7 dipendenti a tempo indeterminato, di un dipendente a tempo determinato e di diversi collaboratori occasionali. Non saranno grandi numeri, ma in caso di riduzione del personale o di chiusura, tra gli effetti si avrebbe anche una sicura perdita sul piano della qualità e dell’originalità del lavoro, delle professionalità sviluppate, dell’interazione con il territorio. In parole povere, la chiusura o la riduzione ai minimi termini della cooperativa Informazione Friulana rischia di annientare un patrimonio costruito in trent’anni di lavoro al servizio dei friulani.
Non si parla solo di un’emittente radiofonica impegnata quotidianamente nella diffusione e nella promozione della lingua friulana, ma di un soggetto che ha svolto e continua a svolgere una funzione importante in molti altri settori: strumenti linguistici (basti dire che è stata la prima a produrre un dizionario e un correttore informatico in lingua friulana); musica (è l’unica emittente a dare ampio spazio alla musica locale e, come organizzatrice del Premi Friûl, ha dato una spinta senza precedenti al panorama musicale in friulano); scuola (con decine di progetti in lingua realizzati nelle scuole del Friuli, basti pensare a Radio Dîs); audivisivo (con la produzione, per esempio, del primo settimanale d’informazione televisivo interamente in friulano); emigrati friulani (con un servizio di streming radiofonico su quattro fusi orari differenti e una frequenza in Argentina); immigrati (con il primo programma plurilingue nello stato italiano realizzato da una redazione di immigrati e con programmi tesi all’inclusione degli immigrati nella specifica realtà friulana); ecc.
Colpire Radio Onde Furlane inoltre è un danno anche per la libertà e la pluralità dell’informazione. In Friuli, infatti, si possono contare ormai sulle dita di una mano gli organi d’informazione indipendenti dai grandi gruppi editoriali e la cui proprietà è nelle mani di realtà locali. Inoltre Onde Furlane è una radio comunitaria e non commerciale: una scelta che impone l’autoproduzione della maggior parte dei programmi e una quota ridotta di pubblicità e che è stata fatta al fine di privilegiare il rapporto con il territorio, attraverso informazione, approfondimenti, cultura e trasmissioni di servizio. L’esistenza e l’autonomia dell’emittente rappresentano dunque una ricchezza per tutta la comunità regionale e, per tale ragione, dovrebbero essere difese da tutti, a cominciare dalle istituzioni locali.
Ognuno è chiamato a rispondere delle proprie azioni. Da parte nostra, dunque, cercheremo di fare tutto quanto è in nostro potere per mantenere viva e solida questa realtà che molte altre comunità minorizzate nello stato italiano (e non solo) ci invidiano. La Regione e le amministrazioni locali faranno altrettanto o continueranno a stringere il cappio al collo della lingua friulana e di chi, come Onde Furlane, ne testimonia quotidianamente la vitalità e le potenzialità?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se lu varessin dite in furlan, al varès stât plui credibil. Par voltâlu par talian a 'nd é avonde volontaris.

LABORATORIO ha detto...

Doprin il furlan o il talian cuant e dulà che nus pâr.