Senti che bel vento...... si cambia!

Senti che bel vento...... si cambia!

27/02/10

LINUX

Comune di Muzzana del Turgnano
Assessorato alla cultura, sport e politiche giovanili

In collaborazione con
ALP - Aquileia Linux Project


Organizza un Corso base GRATUITO
su GNU/LINUX ed il Free Software

Presentazione del corso
VENERDI' 5 MARZO alle ore 20:30 in Villa Muciana

Preiscrizione al link:
http://www.alproject.org/iscrizione-corso

Per ulteriori informazioni:
Biblioteca Civica di Muzzana del Turgnano tel. 0431-698096


25/02/10

Zornade Furlane dai Dirits / Giornata Friulana dei Diritti



27 di Fevrâr: la Zornade Furlane dai Dirits a Onde Furlane
Une programazion speciâl par fevelâ di dirits e dai 30 agns de Radio
Ai 27 di Fevrâr dal 1511 si invià il riviel plui grant de storie furlane. Dâts dongje in bandis di vuerilie, i contadins a derin l’assalt e a brusarin i cjistiei e i palaçs de nobiltât ator par dute la Patrie dal Friûl. La insurezion e fo scjafoiade intal sanc, ma e judà a infuartî la cussience des comunitâts rurâls furlanis che, contrari di ce che cualchidun al va dilunc a contâ, no jerin pipinots mugnestris tes mans dai sorestants di in chê volte, ma sogjets impegnâts intune lungje lote par difindi i lôr dirits. Par chest si à sielzût la date dai 27 di Fevrâr par celebrâ la Zornade Furlane dai Dirits.
Zaromai di un pôcs di agns, Radio Onde Furlane, cu la poie dal Comitât 482, e celebre cheste Zornade cuntune programazion speciâl che e à chê di stiçâ la riflession sui dirits dai furlans e su lis bataiis inviadis par difindiju. Cun di plui, ta chest 2010, pe ocasion dai 30 agns de emitente si varan ancje altris elements di novitât.

27 febbraio: la Zornade Furlane dai Dirits a Onde Furlane
Una programmazione speciale dedicata ai diritti e ai 30 anni della Radio

Il 27 febbraio del 1511 prese avvio la più grande rivolta della storia friulana. Organizzati in bande di guerriglia, i contadini assaltarono ed incendiarono castelli e palazzi nobiliari in tutta la Patria del Friuli. L’insurrezione fu soffocata nel sangue, ma contribuì a rafforzare la coscienza delle comunità rurali friulane che, contrariamente a quanto alcuni si ostinano a sostenere, non furono docili marionette manovrate dai potenti dell’epoca, ma soggetti attivi in una lunga lotta per la difesa dei propri diritti. Per questo è stato scelta la data del 27 febbraio per celebrare la Zornade Furlane dai Dirits (Giornata Friulana dei Diritti).
Già da alcuni anni, Radio Onde Furlane, con il sostegno del Comitato 482, celebra tale ricorrenza con una programmazione speciale che si propone di stimolare la riflessione sui diritti dei friulani e sulle battaglie in atto per difenderli. Inoltre, quest’anno, in occasione del trentennale dell’emittente, ci saranno ulteriori novità.



23/02/10

E la bicicletta va più veloce dell' automobile


«Per spostarsi e fare shopping in città la bicicletta è molto più veloce dell’automobile». Per convincere tutti di questa affermazione ieri il Wwf ha organizzato un’insolita gara che ha visto coinvolti una bicicletta e un’automobile. E a vincere è stata la bicicletta che, nonostante la pioggia ha completato il percorso da piazzale Chiavris a via Savorgnana con un minuto e mezzo di vantaggio rispetto alla Citroen. La sfida è inziata poco prima delle 16. Pronti, via e la macchina guidata da Andrea del gruppo Amici di Beppe Grillo ha preso subito un po’ di vantaggio vanificato dal semaforo rosso di piazzale Osoppo. «C’era poco traffico e così sul rettilineo di viale Volontari della libertà ho perso terreno – ha raccontato il ciclista, Aristide Menossi –, mapoi grazie al semaforo ho recuperato e sono arrivato prima all’Ecoshop di via Deciani dove ci siamo fermati per fare shopping biologico. Da lì – prosegue – le nostre strade si sono divise. Io ho imboccato via Gemona che per le auto è vietata in quel senso di marcia e così ho incrementato il mio vantaggio percorrendo riva Bartolini, via Paolo Sarpi, piazza San Giacomo e piazza XX settembre dov’era in programma la seconda sosta al negozio Mossoko». La Citroen invece ha fatto il giro per viale Ledra e ha raggiunto piazza XX settembre con più di un minuto di ritardo. «E bisogna anche considerare – ha sottolineato Menossi – che stava piovendo parecchio tanto da costringermi a usare l’ombrello anche in bici. E che in piazza XX settembre l’automobile non ha trovato posto sulle strisce blu e ha parcheggiato in divieto come purtroppo si vede spesso in città». Nonostante il parcheggio sulle strisce gialle riservate al carico/scarico la bicicletta ha tagliato il traguardo dopo 11’ mentre l’auto è arrivata quasi 2’ dopo. Un risultato che non ha sorpreso Menossi: «Ogni giorno attraverso la città da nord a sud e spesso arrivo prima di una mia collega che si sposta in auto. Senza contare il risparmio economico e il benessere fisico che deriva da una pedalata». E per sostenere l’inziativa, dalla montagna friulana, nonostante la neve, sono arrivati anche i volontari del gruppo www.peraltrestrade.it. ( c.r. )

(dal Messaggero Veneto del 21 febbraio 2010)

Leteradure e musiche furlane a Rivignan

12/02/10

Anarchie furlane

Vinars 19 Fevrâr, h 20:30
Associazion culturâl Colonos
Vilecjasse di Lestize (Ud)

Intervent di FRANCA COIUTTI ,
da la CJASE DAL POPUL DI PRÂT
Incursions documentariis
di PRE PIERLUIGI DI PIAZZA e PAOLO DE TONI

Vilotis di proteste cul G.V. IMROFOLC :
PATRIZIA BERTONCELLO ghitare acustiche, armoniche diatoniche, vôs
IVANO CONTARDO batarie, percussions
JAN KABERLHOF ghitare, vôs, tin whistle
MARIAROSA PIZZO percussions e vôs
GIULIO VENIER violins acustics e eletrics, flauts, vôs
partecipazion straordenarie di DJ TUBET

La partecipazione agli incontri In File è aperta solo ai soci.
La quota associativa per il 2010 è di 15 Euro, e dà diritto alla partecipazione gratuita a tutte le manifestazioni e a tutti gli spettacoli organizzati dall’associazione culturale Colonos nel corso dell’anno.

09/02/10

Cos’e’ un pedibus, quali benefici, come farlo funzionare


Anche se in ritardo rispetto ad altre regioni italiane, anche in Friuli Venezia Giulia sono partite numerose iniziative per promuovere i Pedibus.

Il Pedibus
Il Pedibus è un modo divertente per recarsi a scuola, è uno scuolabus con i piedi, è una fila di bambini e di adulti accompagnatori che si muovono su diversi percorsi accuratamente scelti e riqualificati pensando alle esigenze dei bambini. Alle diverse fermate e agli orari stabiliti “salgono” altri bambini che allegramente vanno a scuola.
Il Pedibus è un’invenzione di questa nostra epoca moderna per riappropriarci dell’abitudine di raggiungere la scuola a piedi, ma è soprattutto un modo per restituire maggiore sicurezza e autonomia ai bambini negli spostamenti sul tragitto casa-scuola;

Il pedibus è uno strumento
Il Pedibus è uno strumento non il fine: il fine è garantire il diritto alla mobilità, all’autonomia e alla sicurezza; il Pedibus è un modo per riconquistare questo diritto e per portare ad una inversione di tendenza: far camminare i bambini, magari per un breve tratto permette loro di apprendere le regole della strada, di muoversi a piedi in sicurezza (occasione che in famiglia oggi giorno viene spesso a mancare ) anche laddove i percorsi non sono proprio adatti a bambini.

Quali i benefici del pedibus
Far partire un Pedibus vuol dire avviare un circolo virtuoso: vi sono più bambini a piedi, i genitori si fidano di più, diminuiscono le automobili parcheggiate davanti alla scuola, la situazione del traffico è più ordinata, c’è meno caos e meno rumore, le automobili percorrono più lentamente le strade percorse dal Pedibus. Per un bambino i vantaggi da un punto di vista educativo/pedagogico/dell'autonomia sono notevoli e i risultati sono presto visibili: un bambino che usufruisce del pedibus nei primi anni di vita scolastica è in grado di muoversi autonomamente sul percorso casa scuola già a partire dalla terza/quarta elementare.

Il Pedibus funziona a certe condizioni
Sono però importanti due condizioni per favorire questo processo virtuoso:
- le amministrazioni comunali devono intervenire entro due/tre anni dall'avvio del servizio per mettere in sicurezza i punti critici individuati lungo percorsi del Pedibus
- si devono organizzare delle solide reti di accompagnamento del Pedibus favorendo la collaborazione e il coinvolgimento delle famiglie nell'accompagnamento affinché si inneschino dei cambiamenti reali e definitivi nella mobilità e nelle abitudini di vita della società.
da stoptandem.it

Perche’ si accompagnano i figli a scuola in automobile


Le motivazioni per cui le famiglie accompagnano i bambini a scuola e nei luoghi di gioco o di vita in automobile sono varie ma ricorrenti sia che ci si riferisca a piccoli paesi, sia a quartieri periferici di città, sia a centri città trafficati e affollati.

Entrano in gioco aspetti strutturali (carenza di percorsi pedonali continui e sicuri, mancanza di marciapiedi, intersezioni pericolose, attraversamenti pedonali insicuri, carenza di percorsi ciclistici che favoriscano l'integrazione tra mezzi motorizzati e biciclette, assenza di piste ciclabili); aspetti psicologici (la strada viene percepita poco sicura per l’eccesso di traffico, per la velocità troppo elevata dei veicoli, per il poco rispetto nei confronti dell'utente pedone e ciclista, per da disattenzione ai bambini, per la paura di brutti incontri); aspetti ambientali (scarsa qualità dell'aria, eccesso di rumore).

Ma ci sono anche motivazioni e abitudini derivanti dall’organizzazione e dallo stile di vita della famiglia: si ritiene che raggiungere la scuola in automobile sia più comodo e più veloce, che sia importante dedicare ai propri figli il tempo del trasporto in automobile visto che durante la giornata è difficile ritagliare un tempo per loro, che essendo la scuola sull'itinerario casa-lavoro dei genitori, sia necessario accompagnarli.

Davanti alle scuole la situazione e’ pericolosa
Un effetto di queste abitudini di spostamento è che la situazione davanti alle scuole, dal punto di vista della sicurezza stradale, è in molti casi pesante: nei pochi minuti che precedono l'inizio delle lezioni, vi è la presenza di un grande numero di automobili, quasi sempre dei genitori stessi, che rendono insicuri luoghi non pensati per grossi flussi di traffico. Proprio dove sarebbe necessario garantire una maggior sicurezza si verifica la situazione inversa.

Ecco che nasce la necessità di gestire la mobilità nei pressi della scuola, di fare delle azioni di mobility management scolastico e di far nascere servizi come il Pedibus.
da stoptandem.it

08/02/10

Un orto allunga la vita


Coltivare un orto o prendersi cura di fiori e piante nei terrazzi o in giardino allunga la vita.

E’ il risultato di uno studio dell’Università di Uppsala in Svezia, durato ben 35 anni ed ora pubblicato sul British Medical Journal di marzo. Secondo i ricercatori chi fa giardinaggio o un attività sportiva di modesta intensità guadagna circa un anno di vita rispetto chi rimane inattivo, ma chi raggiunge livelli di attività più intensa può guadagnare oltre due anni anche se l’impegno deve durare almeno dieci anni prima di vedere un effetto statisticamente significativo.

Si tratta di una buona notizia per i quasi quattro italiani su dieci (37 per cento) che, secondo unaanalisi Coldiretti sui dati Istat, dedicano parte del tempo libero al giardinaggio e alla cura dell’orto e che proprio in questi giorni, con l’arrivo della primavera, stanno iniziando i lavori preparatori in giardino o su balconi e terrazzi. Una attività scelta da molti come misura antistress, per passione, per gratificazione personale, per garantirsi o la sicurezza del cibo che si porta in tavola o anche solo per risparmiare. Il risultato è che si assiste in molti Paesi al moltiplicazione degli orti fatti da te nelle case private o nei terreni pubblici.

Se in Italia sono sempre più numerosi i comuni che mettono a disposizione piccoli appezzamenti da assegnare per la coltivazione soprattutto a pensionati, negli Stati Uniti l’orto in terrazzo sta appassionando l’upper class con insalate e pomodori che crescono anche sui tetti di grattacieli e case di New York, San Francisco, Boston, tanto che nel 2008 la ‘Burpee Seeds’, la più grande azienda americana di sementi, ha venduto il doppio rispetto all’anno precedente. In Gran Bretagna il National Trust che si occupa della gestione del patrimonio culturale del Regno Unito, ha messo a disposizione dei cittadini mille appezzamenti di terreni in grado di produrre 2,6 milioni di cespi di lattuga.

E in Italia? Secondo lo studio della Coldiretti è un hobby che coinvolge più di uno su quattro con età compresa tra i 25 e i 34 anni e quasi la metà degli over 65. A livello territoriale il fenomeno è molto diffuso al nord (Veneto, Valle d’Aosta, e Friuli Venezia Giulia) dove interessa oltre il 50 per cento della popolazione e meno nel mezzogiorno dove si scende su valori inferiori al 25 per cento.

Tratto da Repubblica.it



07/02/10

Eco-News: Le centrali nucleari in Italia


In Sardegna, dalle parti di S. Margherita di Pula a sud. O anche sulla costa orientale, fra S. Lucia e Capo Comino. O più giù, davanti a Lanusei, alla foce del Rio Mannu. In Puglia, sulla costa di Ostuni. Lungo il Po, dal vercellese fino al mantovano, dove già esistevano le centrali di Trino e di Caorso. I siti dove localizzare le nuove centrali sono pochi e rischiano di essere molto affollati. Nei prossimi mesi, dovranno essere stabiliti i parametri, in base ai quali decidere dove collocare lefuture centrali. Sarà una fase di intenso mercanteggiamento con le autorità e le comunità locali, ma i margini di manovra sono ristretti anche dalla particolare conformazione geologica e costiera italiana. Si può partire dalla mappa dei possibili siti che il Cnen(poi diventato Enea) disegnò negli anni ‘70. E’ una mappa, però, largamente superata dagli eventi. In molte aree si è moltiplicata la densità abitativa, che il Cnen considerava un parametro sfavorevole. Soprattutto, è cambiato il rapporto con l’acqua. Le centrali hanno bisogno di molta acqua per raffreddare i reattori (questa acqua circola, naturalmente, fuori dal reattore) e, per questo vengono, di solito, costruite vicino ai fiumi o al mare. Il rischio, quando si tratta di fiumi, sono le piene, più frequenti negli ultimi decenni. Ma è un pericolo relativo: la centrale di Trino Vercellese, sette metri sopra il livello del Po, è sopravvissuta all’asciutto a due piene catastrofiche. Il problema, in realtà, non è troppa acqua, ma troppo poca. Il riscaldamento globale sta diminuendo la portata dei fiumi e c’è il dubbio che, in estate, la portata del Po non sia sufficiente per il raffreddamento delle centrali, mentre, contemporaneamente, si acuisce il problema di salvaguardare le falde acquifere, ad esempio in una zona di risaie, come il vercellese.
L’alternativa sono le coste e l’acqua del mare. Ma il riscaldamento globale innalzerà progressivamente, nei prossimi decenni, il livello dell’Adriatico, del Tirreno e dello Jonio, ponendo a rischio allagamento centrali costruite per durare, mediamente, una cinquantina d’anni. Il Cnen, ad esempio, aveva indicato fra le aree più idonee il delta del Po e quello del Tagliamento, nell’Adriatico settentrionale. Ma il suo successore, l’Enea, definisce tutta la costa adriatica a nord di Rimini come la zona italiana a più alto pericolo di allagamento, con un innalzamento - minimo - del livello del mare di 36 centimetri. In effetti, quest’altra mappa dell’Enea ripercorre gran parte della costa italiana. Sia Piombino che l’area della vecchia centrale di Montalto di Castro, nel Lazio, ad esempio, scontano un innalzamento minimo del livello del mare di 25 centimetri.

E lontano dalle coste? Qui, il problema sono i terremoti. Sono poche, come mostra la storia recente e meno recente, le zone italiane esenti dal rischio sismico. Secondo la carta dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, davvero al riparo dai tremori della terra ci sono solo, oltre alla Sardegna, l’area di confine fra Piemonte e Lombardia e l’estremo lembo della Puglia. Naturalmente, una centrale può essere costruita con le più avanzate tecniche antisismiche.

Qui, però, il problema non è tanto - o soltanto - l’eventualità di uno scuotimento catastrofico, che spacchi il reattore e riversi all’esterno la radioattività. Il problema sono fenomeni che compromettano il funzionamento del reattore. In Giappone, la più grande centrale atomica al mondo (Kashiwazi-Kariwa, non lontana da Tokyo) è ferma da due anni, in seguito ad un terremoto. L’impianto era stato costruito per reggere terremoti fino al grado 6 della scala Richter, ma si è rivelato un parametro ottimistico. Il terremoto del 2007 è stato pari a 6,8 gradi, una differenza enorme: dato che la scala è logaritmica, un grado in più significa un terremoto trenta volte più distruttivo. Non ci sono stati pericoli alla salute pubblica o fughe di radioattività, ma la Tepco (Tokyo Electric Power) ha dovuto, dal luglio del 2007, fermare i reattori, con un danno economico di quasi 6 miliardi di dollari, solo nel primo anno. Solo in questi giorni la Tepco si prepara a riavviare uno degli otto reattori della centrale.

Se sovrapponete la mappa dell’Enea sull’allagamento delle coste a quella dell’Istituto di geofisica, le aree a totale sicurezza (a prescindere dagli altri possibili parametri) che ne risultano sono quelle poche zone della Sardegna, della Puglia e del corso del Po. Qui, presumibilmente, si dovrebbero concentrare le centrali del piano nucleare italiano. Ma quante? Il governo ha finora parlato di quattro centrali. L’obiettivo dichiarato, tuttavia, è arrivare a soddisfare, con il nucleare, il 25 per cento del fabbisogno elettrico italiano. Le quattro centrali di cui si è, finora, parlato, arrivano, però, a poco più di un terzo di quel quantitativo. Secondo le previsioni della Terna, che gestisce la rete italiana, infatti, il fabbisogno elettrico italiano richiederà, già nel 2018, una potenza installata di 69 mila Megawatt.

Le quattro centrali prospettate - che, peraltro, anche nell’ipotesi migliore, sarebbero completate 7-8 anni più tardi del 2018 - ne offrono solo 6.400, cioè il 9,2 per cento. Per arrivare al 25 per cento del fabbisogno, occorrono 17.500 Megawatt di potenza, quasi il triplo. In buona sostanza, per centrare quell’obiettivo non bastano quattro centrali da 1.600 Mw, come quelle ipotizzate finora. Ce ne vogliono 11.

Tutte in Sardegna, Puglia e Piemonte? E a quale costo? L’industria francese calcola, oggi, per la costruzione in Francia di una centrale tipo quelle italiane, un costo minimo di 4,5 miliardi di euro. I tedeschi di E. On scontano, per la costruzione di una centrale analoga, in Inghilterra, un costo di 6 miliardi di euro. Se si ritiene più attendibile, nel caso italiano, la valutazione di E. On per la centrale inglese, il costo complessivo dei quattro impianti italiani sfiora i 25 miliardi di euro. Per 11 impianti, da varare in rapida successione, si arriva vicini a 70 miliardi di euro, una cifra superiore al 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale. (LaRepubblica.it)

01/02/10

Sardegna, Friuli e Calabria regioni con più vetture inquinanti


Il Governo italiano, per il 2009, ha realizzato un pacchetto di incentivi per favorire l’acquisto di auto a impatto ambientale ridotto; gli automobilisti italiani, però, sembrano adattarsi lentamente a queste politiche amiche dell’ambiente.
A confermare questa tendenza è anche lo studio condotto da Assicurazione.it, primo comparatore online di preventivi Rc auto e moto che, prendendo in
considerazione le vetture assicurate negli ultimi sei mesi ed immatricolate con doppia alimentazione fin dall’origine, rileva che solo il 4% possiede un’alimentazione ecosostenibile.
A peggiorare la situazione e’ anche la scarsa diffusione dei distributori di gpl/metano. Non a caso, le regioni che si aggiudicano il primato della presenza più consistente di auto inquinanti – Sardegna e Friuli Venezia Giulia (con appena l’1% delle auto circolanti alimentate in modo ecologico) e la Calabria (con il 2%) – sono anche le regioni con il numero più basso di distributori di metano o gpl. Basti pensare che, nell’Isola, i distributori a metano sono inesistenti, in Friuli ed in Calabria non raggiungono neanche la decina e quelli di gpl sono pepite più che rare.
Per alcune regioni i dati sono più confortanti. Nonostante, a livello nazionale, la percentuale di auto ad impatto ambientale ridotto sia molto bassa, in Emilia Romagna la diffusione di veicoli ad alimentazione ecosostenibile è del 7% (quasi il doppio della media nazionale), nelle Marche
raggiunge il 6,5%, mentre in Piemonte e Veneto arriva al 5%.
Sebbene a livello nazionale diesel e benzina praticamente si equivalgano (49% contro 47%), se si va a vedere il sesso degli automobilisti, si notano
differenze nette. Le donne guidano prevalentemente veicoli a benzina (59,5% delle automobiliste italiane), mentre gli uomini guidano soprattutto
macchine alimentate a diesel (54% degli automobilisti maschi). Le donne, anche se di poco, guidano più veicoli a basso impatto ambientale (5% contro 4%).
Nel mercato assicurativo, come viene visto il discorso dell’ecosostenibilita’? “In Italia- dichiara Alberto Genovese di Assicurazione.it- le compagnie non sono indifferenti all’argomento, anzi si può dire che incoraggino l’utilizzo di veicoli a basso impatto ambientale. Nonostante da un
punto di vista assicurativo questi veicoli abbiano un rischio maggiore, le assicurazioni mantengono tariffe pressoché identiche a quelle proposte per
le altre vetture”.
Il grande vantaggio dei veicoli alimentati a gpl, metano o elettricità, oltre all’ovvio rispetto dell’ambiente, è anche il costo molto ridotto del carburante; per questo motivo, specie in un momento in cui contenere i costi è un obbligo, può non sorprendere che le categorie professionali che
hanno assicurato il maggior numero di veicoli di questo tipo sono insegnanti e impiegati.

da nouvosoldo.it

M’ illumino di meno. Inquinamento luminoso e risparmio energetico dopo la l.r. 15/07

Venerdì 12 febbraio 2010 si celebra la sesta edizione di M’illumino di meno: la Giornata del Risparmio Energetico lanciata dalla popolare trasmissione radiofonica Caterpillar, in onda su RAI Radio 2.

Asso s.a.s. crede fortemente nell'iniziativa che mira a diffondere maggior consapevolezza sulle conseguenze del consumo indiscriminato di energia, e per l'occasione ha organizzato un incontro formativo gratuito sull'argomento a cui sono invitati tutti gli interessati: Inquinamento luminoso e risparmio energetico dopo la l.r. 15/07.


La Legge 18 giugno 2007 n. 15 della Regione Friuli Venezia Giulia in materia di inquinamento luminoso e risparmio energetico obbliga tutti i Comuni della regione a dotarsi di piano regolatore della illuminazione per disciplinare le nuove installazionied adeguare le installazioni esistenti. La legge offre una preziosa occasione per i Comuni in quanto prevede il finanziamento degli interventi di adeguamento.


Qualsiasi impianto di illuminazione esterna, anche a scopo pubblicitario è sottoposto a regime autorizzatorio comunale, l'installazione e/o il progetto illuminotecnico devono quindi essere accompagnati dalla opportuna dichiarazione di conformità rilasciata dal professionista. Il problema energetico è uno degli argomenti più discussi negli ultimi anni: verranno approfonditi due aspetti, forse i principali, legati al problema energetico: la situazione storica attuale e futura dell’energia elettrica nel nostro paese e quelle che sono le azioni concrete che quotidianamente si possono fare per ovviare ai problemi energetici che questo momento storico sta vivendo.

Programma

1. Inquinamento luminoso e illuminazione ecocompatibile
2. Legislazione regionale e normativa tecnica
3. La l.r. 15/07: introduzione e principi fondamentali;
4. Progettazione efficace e procedure di controllo e verifica
5. Il progetto illuminotecnico secondo la l.r. 15/07 – Elaborati da richiedere in fase di verifica al responsabile dell’impianto;
6. Verifiche e controlli degli impianti – Procedure logiche per una corretta esecuzione dei controlli. Schede di verifica impianti;
7. Le normative di settore di riferimento: UNI 11248, EN 13201, ed altre norme tecniche;
8. Risparmio energetico, analisi storica e delle problematiche
9. Azioni concrete
10. Come accedere ai fondi per la strutturazione di impianti per il risparmio energetico

L'incontro si terrà il 12 febbraio a Palmanova (UD) al Meeting Point San Marco di via Scamozzi 5, con orario dalle 9 alle 13.

da archi portale.com