Senti che bel vento...... si cambia!

Senti che bel vento...... si cambia!

22/10/08

Class Action rimborso tariffe depurazione acque

La A.E.C. - DELEGAZIONE ITALIANA, accogliendo le richieste di centinaia di utenti che hanno pagato ingiustamente la tariffa per la depurazione delle acque fognarie ai Comuni ed agli Enti preposti a tal fine, a seguito della sentenza della Corte Costituzionele del 10 ottobre n. 335 che ha dichiarato illegittima la legge Galli (la n. 36 del 1994 “Disposizioni in materia di risorse idriche") nella parte in cui obbliga al pagamento della tariffa anche in assenza del servizio di depurazione, ovvero nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione o questi siano temporaneamente inattivi, intende avviare le procedure di una Class Action, da effettuarsi congiuntamente con i vari Comitati promotori locali di tutta Italia, che da anni lottano per raggiungere l'obbiettivo di veder riconosciuta l'ingiustizia della norma.

Chiediamo pertanto a Voi tutti di unirvi alla nostra iniziativa, che va sostenuta al fine di ottenere un ambito risultato, ovvero che i contribuenti vedano finalmente tutelato un loro sacrosanto diritto.

La nostra Associazione mette a disposizione la propria struttura ed i professionisti a lei collegati, per avviare le prime richieste di pre-conciliazione per ottenere il rimborso di quanto ingiustamente versato passando poi, in caso di rifiuto, alla Conciliazione tramite l'Organismo Internazionale di Conciliazione ed Arbitrato dell'ANPAR, (Ente riconosciuto dal Ministero di Giustizia), per il tentativo ante-litem del recupero delle cifre dovute a favore dei cittadini contribuenti.

Per aderire e preparare una efficace Class Action invitiamo tutti a visitare il sito www.tutelare.it

10/10/08

Un tetto per tutti

AUTOCOSTRUZIONE ASSOCIATA: UNA RISPOSTA AL DISAGIO ABITATIVO

Si tratta di un processo di produzione dell’habitat nel quale i futuri proprietari realizzano materialmente le proprie abitazioni, all’interno di un gruppo organizzato.
La pratica di costruire con la propria fatica fisica la casa in cui si andrà ad abitare, è molto antica ed affonda le sue radici nell’esigenza di soddisfare comunque un bisogno primario, indipendentemente dalla scarsità delle risorse economiche disponibili. L’impegno degli autocostruttori a prestare la propria opera manuale in cantiere per un numero prestabilito di ore, consente un forte contenimento dei costi di costruzione; ma le ore di attività, contabilizzate e monetizzate, rappresentano anche un valore economico che andrà ad aggiungersi a quello finale delle abitazioni. Il lavoro degli autocostruttori rappresenta dunque una sorta di capitale immobilizzato da ciascuno di loro.

Va precisato che oggi l’autocostruzione non è un lavoro artigianale autogestito, un bricolage o una attività del tempo libero.
È una pratica edilizia con precise modalità e tecnologie costruttive, diretta ed assistita da professionisti. Per questo il prodotto architettonico dell’autocostruzione non può essere collocato in una sorta di sottomercato rispetto a quello regolare dell'abitazione; presuppone infatti l'esistenza di conoscenze, professionalità, metodologie, modalità e certificazioni nel corso dell’intero processo edificatorio.
La finalità dell’autocostruzione è rendere possibile l’accesso ad una abitazione in proprietà a nuclei familiari, italiani e stranieri, che non potrebbero acquisirla sul mercato immobiliare a prezzi per loro accettabili.

Nel corso degli anni il costo degli alloggi è infatti lievitato molto più in fretta dei redditi sia per l’affitto che per la proprietà, diventando un fattore determinante nei processi di esclusione o marginalità sociale. Il problema abitativo di ampie fasce di popolazione, sia autoctona che immigrata, si pone oggi in termini molto acuti in varie parti del paese.
Questa difficoltà diventa ancora più acuta nel caso di nuclei immigrati, per i quali si determina una vera e propria discriminazione nell’accesso alla abitazione.

La finalità dell’iniziativa è dunque quella di soddisfare a costi accettabili il bisogno abitativo di nuclei familiari a basso reddito (e tuttavia in grado di rimborsare un mutuo bancario ancorché a condizioni favorevoli), ma al tempo stesso di promuovere la convivenza tra le componenti etniche presenti nel paese (quella italiana compresa) e garantirne la coesione sociale.
Sul piano metodologico due sono gli elementi cardine dell’autocostruzione associata: la partecipazione in gruppo dei futuri proprietari all’atto fisico del costruire e l’affiancamento di un organismo di mediazione.

E' fondamentale la formazione del gruppo, perché costituisce un know how associato, importante per l’economia generale del progetto, ma soprattutto perché dà forza e determinazione collettive all’intendimento di costruire la propria abitazione. La “squadra” deve essere responsabilizzata in ogni fase del processo edilizio ed essere sostenuta durante tutto il percorso (dalla costituzione della cooperativa alle varie fasi dell’edificazione). Il fatto che ogni nucleo familiare sia tenuto a lavorare alla costruzione di tutte le case indistintamente fino alla loro ultimazione (l’attribuzione dei singoli alloggi avverrà solo a case ultimate e per tiraggio a sorte) spinge a condividere un impegno fisico per raggiungere un obiettivo comune. Si creeranno così forti legami che potranno essere alla base di buoni rapporti di vicinato.

L’affiancamento di un organismo di mediazione, invece, punta a stimolare ed accompagnare la squadra prima e durante il processo di costruzione, questo poichè estraneo da qualsiasi logica di profitto, lavora alla risoluzione dei problemi e dei conflitti che dovessero insorgere.
L'organismo di mediazione deve necessariamente avere conoscenze e competenze perchè si propone come strumento operativo che si occupa di:
- attivazione del consenso all’iniziativa;
- ricerca e selezione di nuclei familiari seriamente interessati a rendere effettivo il loro desiderio di una abitazione in proprietà (e determinate a farlo in forma associata);
- ricerca di agevolazioni creditizie;
- sostegno nelle pratiche urbanistiche;
- ricerca sul territorio del gruppo di professionisti cui competerà la progettazione edilizia, la direzione e l’assistenza in cantiere;
- mediazione e al tutoraggio per tutta la durata del processo di edificazione.
Il percorso dell’autocostruzione consta di una serie di attività sintetizzabili in fasi che precedono ed accompagnano quella stessa del costruire.

Si tratta infatti di:
- individuare Amministrazioni pubbliche disponibili a promuovere e sostenere l’iniziativa;
- individuare aree sulle quali edificare, di preferenza in terreni di edilizia popolare;
- promuovere la conoscenza dell’iniziativa presso l'opinione pubblica locale;
- sensibilizzare e coinvolgere nuclei familiari, italiani e stranieri;
- selezionare i beneficiari e costituire la cooperativa edilizia di autocostruttori:
- sollecitare l’assegnazione degli eventuali terreni di edilizia popolare alla cooperativa;
- contribuire alla scelta dei professionisti che si incaricheranno del progetto edilizio e della definizione dei suoi costi;
- individuare l’istituto di credito disponibile ad erogare il mutuo;
- adempiere le pratiche amministrative necessarie;
- aiutare nella ricerca di professionisti competenti ed esperti per la progettazione e l’assistenza tecnica;
- formare gli autocostruttori al lavoro di squadra e garantire una mediazione nel corso dei lavori di edificazione;
- stimolare buone relazioni tra gli autocostruttori e la comunità locale;
- contribuire a mantenere all’interno del cantiere rapporti di convivenza interetnica e di coesione sociale.

Particolare impegno deve essere prestato dall’organismo di mediazione alla selezione dei potenziali autocostruttori. Si tratta infatti di una operazione rilevante ai fini del successo di un’iniziativa che è rivolta a gruppi multietnici, per i quali non si tratta di soddisfare solo un bisogno abitativo, ma anche di intraprendere un percorso comune di convivenza che non è di per sé scontato.

I potenziali autocostruttori debbono infatti essere persone di differente appartenenza etnica, soggetti in condizione di disagio abitativo, comunque in grado di far fronte al costo di un mutuo ipotecario, disponibili a prestare la loro opera manuale all’interno di un gruppo organizzato e quindi realmente determinati a mettere a disposizione il tempo necessario all’iniziativa.

Tratto da www.autocostruzione.net

08/10/08

La bancarotta dei Comuni

Il Comune di Catania è fallito, i conti in rosso sono almeno 300 milioni di euro, forse più di 800. Il medico dello psiconano Scapagnini invece di un benservito ha ricevuto un regalo, infatti “Il comitato interministeriale per la programmazione economica ha disposto uno stanziamento di 140 milioni per far fronte all’emergenza finanziaria dell’Ente”. Catania non è un caso isolato. Nel 2007 c’è stato il buco di Taranto con 316 milioni di euro. Pochi mesi fa la Ragioneria generale dello Stato ha trovato una voragine di 10.709 milioni di euro nel bilancio del Comune di Roma. I Comuni spendono i soldi che non hanno. E falliscono. In questi casi dovrebbe fallire il sindaco insieme al consiglio comunale. La differenza dovrebbero metterla loro, non noi, non le casse dello Stato.
I Comuni, per fare soldi, si sono messi a fare le banche e a speculare sui derivati.I derivati secondo Wikipedia sono: “Titoli il cui valore è basato sul valore di mercato di altri beni che possono essere utilizzati per copertura di un rischio (hedging), utilizzando un derivato con effetto opposto all'operazione che si vuole coprire (ad esempio, una opzione put può coprire il rischio di un acquisto long di uno strumento finanziario)”.
Non avete capito nulla? I sindaci neppure, per questo i Comuni falliscono.
I derivati consentono di avere una liquidità immediata sui possibili utili. Per esempio, se si investe 100, si può incassare subito 150 (capitale più utili ipotetici). Le banche che propongono i derivati ricevono comunque le loro commissioni, spesso di qualche milione di euro, e sono esenti da ogni rischio. Se il derivato perde, il Comune perde tutto e deve restituire i soldi. Di solito la scadenza del contratto per i derivati è successiva la fine del proprio mandato. In sostanza, i debiti li paga il successore. I rischi da derivati per Comuni, Province e Regioni è di 10 miliardi di euro.
In testa alla classifica dei Comuni alla Deriva, c’è Milano con una esposizione di 300 milioni di euro in derivati. La risposta della Moratti non si è fatta attendere. Il prossimo 16 ottobre il consiglio comunale valuterà se “intraprendere azioni legali contro le banche che hanno convinto il Comune di Milano a sottoscrivere diversi contratti derivati”. Quindi, UBS, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa.
In sostanza accusa le banche di circonvenzione di incapace.
Una tesi vincente. Infatti, qualunque giudice, di fronte a un sindaco che ha investito i soldi dei cittadini in derivati, lo farebbe rinchiudere.
fonte:blog di Beppe Grillo

05/10/08

Venerdì 7 novembre ore 21.00 in Gelateria

"Il centro di Muzzana, viabilità e piazze, area Chiarandone"

Un nuovo modo di concepire il centro del nostro paese creando spazi a favore della socialità e dell'aggregazione delle persone, punti strategici indispensabili per la crescita e l'abitudine allo stare insieme.
La viabilità ha bisogno di più spazi per gli utenti che vogliono vivere il paese a piedi o in bicicletta, meno auto e meno velocità con collegamenti ciclabili per tutte le direzioni.
Un'attenzione particolare per l'area Chiarandone, il commissario sembra voler andare avanti con il progetto attuale, facciamo una nostra proposta per realizzare degli spazi a disposizione della comunità ma di dimensioni e con utilizzo diverso da quello proposto dal progetto.