1.In questi giorni è molto accesa la discussione sulle criticità e sulle problematiche legate al passaggio della TAV. Voi dei Comitati avete giustamente sottolineato che si parla del "come" senza aver prima sufficientemente parlato del "perché". I sostenitori di quest'opera la definiscono un obbiettivo strategico non solo per l'economia, ma anche dal punto di vista ambientale in quanto il traffico delle merci passerebbe da gomma a ferro. Cosa ne pensate?
Premettendo che lo sviluppo del trasporto ferroviario a scapito del trasporto su gomma è l'auspicio anche dei Comitati No Tav, vorrei rispondere mostrandoti 2 documenti. Il primo è un articolo del Messaggero Veneto del 27 novembre 2003 in cui si annunciava con molta enfasi l'avvenuto avvio di un traffico gomma su rotaia sull'asse Palmanova-Salisburgo. Si parlava addirittura di otto binari attrezzati con una capacità futura di tranta treni al giorno. Una previsione mastodontica in una realtà di scarsa efficienza, criticata aspramente dagli utenti. Ecco, questo è uno dei tanti esempi di grandi programmi poi disattesi, non certo per mancanza di strutture ma per una mediocre domanda di questi servizi, per la disorganizzazione del sistema ferroviario italiano e l'omogeneizzazione delle regole internazionali. Il secondo è un articolo uscito sul "Il Piccolo" il 19 dicembre 2010 in cui si parla dei progetti di investimento del gruppo Unicredit per lo sviluppo del sistema portuale dell'alto Adriatico, in particolare rispetto al progetto del "super-porto" di Monfalcone. A tal proposito ricordo che Unicredit ha presentato un progetto sia a Venezia (di 1,3 miliardi di euro), che a Monfalcone (di 1 miliardo), che a Capodistria. Premesso l'interesse di questa banca per questi progetti dubito che tutti riescano ad essere portati avanti. Ricordo inoltre che in Unicredit c'è una parte di azionariato libico e visto quello che sta accadendo un po' di timori ce ne sono. Infine, riguardo il passaggio delle merci da gomma a ferro, ci chiediamo da parecchio tempo in che modo si provvederà ad obbligare i TIR ad andare su ferro.
Oltretutto c'è un conflitto della Regione che da un lato controlla tramite Friulia la società che gestisce la A4 fino a Venezia proponendo la 3° o 4° corsia e dall'altro propone la piattaforma logistica per potenziare il trasporto ferroviario che dovrebbe ridurre il trasporto su gomma. Una contraddizione abnorme!
2.Passiamo al "come". Qual'è in sintesi la vostra opinione sul progetto preliminare presentato dal Italferr per la tratta Venezia-Trieste?
Il nostro è un giudizio negativo non solo sul metodo con il quale è stato presentato ma anche nel merito, perché è stato terminato in fretta dimenticando ancora una volta la relazione costi benefici prevista dal D.Lgs. 163 del 2006. E' un progetto pasticciato perché riporta riferimenti al progetto preliminare del 2006, ad esempio mancano i carotaggi per diversi km e vengono riportati carotaggi presenti nel progetto del 2006, il cui tragitto però non coincide con quello attuale. Inoltre l'analisi dell'impatto ambientale relativa al traffico della cantierizzazione non viene considerata e i riferimenti alle previsioni trasportistiche sono contraddittori.
3.Quali sono le vostre maggiori preoccupazioni dal punto di vista ambientale e paesaggistico? In particolare nella nostra regione a quali rischi andiamo incontro?
La cantierizzazione è certamente una conseguenza molto preoccupante: sarà notevolmente impattante per il suolo occupato dai cantieri e per l'enorme massa di materiale che andrà in discarica. Consideriamo che durante gli anni di cantierizzazione questi spostamenti si sovrapporranno al traffico locale e turistico su un'area molto vasta non solo da est a ovest, ma anche da sud a nord. Inoltre, ad opera finita, le barriere insonorizzanti creeranno un muro, per le altezze dei rilevati e dei viadotti, di dimensione notevole.
4. Come hanno reagito fin'ora le amministrazioni comunali dei comuni interessati dal progetto?
Con grande appiattimento e sudditanza, salvo un timido ma importante atto pubblico fatto dal Consiglio Comunale di Muzzana. Sono mancati anche dei momenti di approfondimento sul progetto. Tutto un'altra cosa rispetto al Veneto.
5.Quale appello vi sentite di rivolgere ai cittadini che vogliono opporsi a quest'opera?
Il nostro appello è di non avvilirsi, di informarsi sentendo le varie campane e di partecipare alle assemblee organizzate sia dalle istituzioni che dai comitati. Per chi vuole reagire è importante dare dei segnali, come ad esempio esporre una bandiera "No Tav" fuori di casa, parlare, fare massa critica e partecipare alle manifestazioni indette dai Comitati, come quella che stiamo organizzando per il 1° maggio a Cervignano. E' importante anche partecipare ai consigli comunali del proprio Comune quando si discute del tema TAV, in modo che chi ci rappresenta si renda conto dell'interesse della gente. E' una lotta impari ma dobbiamo avere speranza e costanza.
A cura di Lorenzo Casadio
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